“Stai zitta non sei nessuno”, “Te do’ na papagna”, “smettila di piangere che ti butto dove butto i rami secchi”, “Scema”. È questo che una maestra di una scuola dell’infanzia della provincia di Viterbo urlava ai bambini, tra i 3 e i 5 anni, che avrebbe dovuto invece educare. Per la maestra adesso è scattato un provvedimento interdittivo e non potrà insegnare per 12 mesi. L’inchiesta dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Viterbo sono partite dopo le segnalazioni di un gruppo di genitori di alunni di una scuola dell’infanzia della provincia, che avevano notato segnali di sofferenza e malessere dei figli. Le indagini, tradizionali e tecniche, monitorando per più di un mese l’aula, hanno posto in risalto un “metodo” educativo e didattico improntato ad un rimarcato autoritarismo, condotte aggressive e comportamenti denigratori. Come ricostruito dai militari, i bambini sono risultati vittime delle ire della maestra che li sottoponeva ad un clima di paura e frustrazione. A volte bastava anche una risata fuori posto a far perdere le staffe all’insegnante che, in un caso, per tutta risposta, ha trascinato un bambino per un braccio mettendolo in disparte, apostrofandolo con parole minacciose. Insulti che spesso venivano urlati a pochi centimetri dal viso dei piccoli, che quindi scoppiavano in un pianto inconsolabile. Grazie anche alla collaborazione della dirigenza dell’istituto scolastico, è stato possibile documentare un’abituale condotta di maltrattamento fisico e psicologico, anche in forma assistita, e permettere costì il suo allontanamento dall’attività di insegnamento.