Non ci sanno i 60 sindaci della provincia di Viterbo al progetto di trasformare la Tuscia in un deposito di scorie nucleari, domani è in programma la marcia di protesta. Quattro i punti di raccolta per chi vorrà partecipare alla mobilitazione: piazza Cesare Battisti a Vignanello, località Santa Bruna nel comune di Vasanello, piazza Castello a Gallese e piazza del Comune a Corchiano. Oltre ai 60 comuni hanno aderito circa 200 associazioni e 5 bio distretti. Sono previste adesioni anche dalle province di Grosseto e Siena e dall’area metropolitana di Roma. La Tuscia dunque si ribella alla mappa pubblicata nel mese di dicembre dal ministero dell’Ambiente sulle aree idonee per ospitare il deposito nazionale dove dovranno essere stoccati 78 mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità e 17 mila ad alta intensità. Circa 50 mila metri cubi derivano dallo smantellamento degli impianti nucleari per la produzione di energia elettrica, mentre altri 28 mila metri cubi arrivano dagli impianti nucleari di ricerca e dai settori della medicina nucleare e dell’industria. Su 51 aree individuate come «idonee» in Italia, ben 21 si trovano proprio in provincia di Viterbo. Due di queste sono considerate particolarmente idonee, con un punteggio più elevato delle altre. In un documento vengono elencati i dieci motivi per i quali il territorio si oppone al sito unico delle scorie nella Tuscia considerato il grande rischio di contaminazione di un territorio che già incorpora un alto grado di radioattività naturale ed è primo per incidenza dei tumori tra tutte le provincie del centro Italia.