È iniziato ieri a Perugia il processo d’appello per la vicenda di Alma Shalabayeva, che in primo grado ha visto la condanna, tra gli altri, dell’allora capo della Squadra Mobile di Roma Renato Cortese e dell’allora capo dell’immigrazione di Roma Maurizio Improta. Il collegio, presieduto dal giudice Paolo Micheli, ha accolto le richieste delle difese decidendo di riaprire la fase dibattimentale. Nella prossima udienza, fissata per il 4 aprile, saranno così ascoltati l’ex procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, il pm Eugenio Albamonte e l’allora procuratore aggiunto Nello Rossi, che secondo la sentenza di primo grado sarebbero stati “tratti in inganno” per consentire l’espulsione della moglie di Ablyazov. I giudici non hanno accolto invece la richiesta di acquisire agli atti le risposte alle interrogazioni parlamentari. All’ultima, a firma del deputato del PD Carmelo Miceli, ha riposto la settimana scorsa il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, attestando la correttezza della procedura utilizzata allora dalla Squadra Mobile. Nella precedente risposta all’interrogazione della deputata 5 Stelle Caterina Licatini, invece, lo stesso sottosegretario aveva precisato che Mukhtar Ablyazov era ricercato da 3 paesi, non un rifugiato, quindi nessuno status poteva estendersi a sua moglie. Interrogazioni che, come dichiarato dal presidente della Corte, “Non si ritengono indispensabili poiché sono valutazioni già espresse in sede ispettiva e quindi già agli atti”. Tutto rinviato ora ad aprile, quando verranno ascoltati i 3 magistrati.