La SLP Cisl Lazio -Federazione Lavoratori Poste – in una nota congiunta del Segretario
Regionale Luciano Notarianni e del Segretario Confederale CISL Lazio Enrico Coppotelli,
esprime forti preoccupazione per le recenti dichiarazioni del Governo che annunciano la
vendita di una ulteriore quota del pacchetto azionario di Poste Italiane.
“L’attuale assetto societario del Gruppo Poste Italiane prevede il 64,29% della proprietà in
mano pubblica, suddiviso tra le quote societarie in capo al Mef (29,26%) e le restanti in
possesso di Cassa Depositi e Prestiti (35%)”, ricordano Notarianni e Coppotelli.
“La vendita di una ulteriore quota del pacchetto azionario determinerebbe una significativa
riduzione del controllo pubblico e una maggiore esposizione dell’azienda a interessi privati”.
“Una vera e propria svendita, ovvero una regalia a fini speculativi in favore delle solite cordate
ed il tutto per incassare poco più di tre miliardi di euro. Tanto ne potrà ricavare il Governo da
tale operazione. Evidente che si tratterebbe di una goccia nella voragine del debito pubblico
Italiano”.
La fine del Controllo Pubblico su Poste Italiane segnerebbe il superamento dell’unitarietà del
Gruppo, con rischi di sopravvivenza per filiera del recapito postale, su cui insiste il servizio
universale, fattore cardine per l’esercizio del diritto di cittadinanza e su cui basa lo stesso
principio di coesione sociale.
Un servizio essenziale soprattutto per le comunità più piccole. Basti pensare alle realtà
periferiche delle province di Roma, Rieti, Viterbo, Frosinone e Latina, che già hanno subìto gli
effetti di una riduzione di sportelli, presidio nei paesi, e il diradarsi dei tempi di consegna e che
trovano nell’ufficio postale un presidio dello Stato oltre ad un servizio sociale.
Gli effetti di un ulteriore pacchetto di privatizzazione si tramuteranno in: diminuzione del
numero di uffici postali e logico peggioramento del servizio. Il rischio è che Poste Italiane non
garantirà più un servizio ai cittadini e ragioneranno solo in termini di mercato. Il paradosso
sarebbe che gli uffici postali che sono meno remunerativi per l’azienda verranno chiusi fino
ad arrivare al punto che in alcune zone rurali la posta non sarà nemmeno più consegnata.
Non ultimo il rischio di un taglio netto al personale; ad oggi solo nella regione Lazio, Poste
offre più di 16000 posti di lavoro. La privatizzazione rischia di ridurre fortemente
l’occupazione, andando a peggiorare le condizioni di lavoro, facendo ricorso al lavoro
precario creando condizioni di incertezza economica con ovvie conseguenze sociali.
Notarianni annuncia l’inizio di un percorso di mobilitazione su tutti i territori e le province
del Lazio volta a scongiurare le attuali scelte del governo sulla privatizzazione di ulteriori
quote del Gruppo Poste Italiane. Non possiamo permettere al Governo di svendere la più
grande azienda di servizi del Paese che da sempre garantisce ottimi risultati di bilancio ma
soprattutto il mantenimento dei servizi essenziali per la società. L’SLP Cisl del Lazio, come
già dichiarato dal Segretario Generale SLP Cisl Raffaele Roscigno, si opporrà e non esiterà a
mobilitare l’intera categoria a tutela di un grande Gruppo Imprenditoriale, a salvaguardia
degli interessi delle stesse lavoratrici e lavoratori e per preservare la direzione pubblica,
quella missione sociale incardinata in una storia di sostegno al territorio che dura da oltre
150 anni.
Coppotelli, come già dichiarato dal Segretario Generale della Cisl Luigi Sbarra, auspica
l’apertura da parte del Governo di un immediato confronto con le parti sociali e con il
sindacato in particolare per affrontare un tema che richiede la più ampia condivisione sociale.