Non c’è solo l’emergenza caro energia e nell’ultima campagna elettorale nessun partito ha speso, invece, una parola contro una “storica” criticità. Tutti, purtroppo, hanno fatto finta di niente, come se il problema non esistesse. Invece, lo sanno bene le tantissime Pmi coinvolte, sussiste, eccome. Stiamo parlando dello stock dei debiti commerciali di parte corrente della Pubblica Amministrazione (PA) che ammonta, secondo le ultime stime, a 55,6 miliardi di euro. In buona sostanza, lo Stato centrale e le sue articolazioni periferiche continuano “colpevolmente” a non pagare i propri fornitori, costituiti prevalentemente da Pmi e, quando lo fanno, ciò avviene con grave ritardo rispetto ai tempi di pagamento previsti dalla legge.
Per l’Ufficio studi della CGIA va prevista per legge la compensazione secca, diretta e universale tra i crediti certi liquidi ed esigibili maturati da una impresa nei confronti della PA e i debiti fiscali e contributivi che la stessa deve onorare all’erario. Senza liquidità a disposizione tanti artigiani e altrettanti piccoli imprenditori si trovano in grave difficoltà e in un momento così delicato per l’economia del Paese è inaccettabile che i debiti della PA nei confronti degli imprenditori siano in costante crescita dal 2017