Su Telegram si definivano “guerrieri”, e progettavano azioni violente per la manifestazione di sabato a Roma. È quanto scoperto dall’inchiesta della Polizia Posta e della Digos di Milano che ha fatto scattare perquisizioni nel capoluogo lombardo, a Roma, Bergamo, Venezia, Padova e Reggio Emilia, e che ha smantellato una rete organizzata di no vax. Otto gli indagati dai 33 ai 53 anni, 3 uomini e 5 donne, definite dagli inquirenti “molto determinate e arrabbiate”. Nel corso delle perquisizioni sarebbero state trovate armi, come coltelli e bastoni. Per gli investigatori, gli otto indagati si stavano muovendo per creare una “rete” a livello nazionale per azioni violente e stavano pianificando una riunione operativa e preparatoria, o in un luogo fisico o rimanendo sui canali digitali, per la manifestazione ‘no Green pass’ di sabato nella Capitale. “Quando andremo a Roma i primi” da aggredire “sono i giornalisti”, affermavano in chat gli indagati, invitando a “usare le molotov” (che non risulta possedessero) per “far saltare i furgoni delle tv”. Secondo la Questura di Milano la frangia nutriva un vero e proprio odio per la stampa, ritenuta “asservita al regime”. Le “azioni violente” che stavano programmando, anche con l’uso di armi questi ‘no vax’ indagati per istigazione a delinquere aggravata, erano “tese a mutare o condizionare la politica governativa e istituzionale in tema di campagna vaccinale” hanno scritto il capo del pool antiterrorismo di Milano Alberto Nobili e il pm Piero Basilone nei decreti di perquisizione, che riguardano documenti “di qualsiasi natura e dispositivi, come notebook, cellulari, memorie o supporti informatici.